Sì, lo voglio.
L’agenda colma di nomi e indirizzi, il telefono che squilla, la chat condivisa con le amiche di una vita intasata da immagini, una to-do-list che si rinnova minuto per minuto, appuntamenti da confermare, post-it che divorano lo schermo del Mac.
I giorni che hanno preceduto le mie nozze con Roberto sono stati incredibilmente euforici ma anche inevitabilmente frenetici. D’altronde, ogni futura sposa sa di doverlo mettere in conto. Alzi la mano chi ne è uscita indenne, riuscendo a esorcizzare stress e ansia ‘da prestazione’!
L’acconciatura da studiare con il coiffeur di fiducia, i trattamenti da prenotare al centro estetico, le sfumature del make up da abbinare all’abito da sposa.
Eccolo, il tallone d’Achille di ogni donna che si prepara al fatidico ‘Sì’: la scelta dell’ abito da sposa. Si passa convulsamente dalle riviste di moda – che suggeriscono le ultime tendenze di stagione o rispolverano antiche tradizioni – alle passerelle delle sfilate Haute Couture, fino ai ‘temutissimi’ consigli di mamma&suocera in atelier (per molte una combo che somiglia ad una bomba ad orologeria, non per me, per fortuna, che le vidi composte e sorridenti sul divanetto ad osservarmi compiaciute).
Arrivai a quell’appuntamento con un entusiasmo contagioso e – lo confesso – con un fievole desiderio venuto fuori dal cassetto dei ricordi d’infanzia. In fondo, come la maggior parte del genere femminile, credo di aver subìto il fascino delle fiabe Disney che, ammettiamolo, da piccole, ci hanno abituato ad abiti dai grandi volumi (rigorosamente di colore bianco) proporzionati alle impazienti immaginazioni di una principessa. Ed esserlo, una principessa in carne e ossa, era il sogno di tutte, almeno fino allo spegnimento della decima candelina.
Con gli anni ho poi scoperto che quei modelli non appartenevano esclusivamente alla fantasia del rivoluzionario disegnatore statunitense: moltissimi designers amano, infatti, immaginare all’altare le donne avvolte da sontuose gonne di tulle e drappeggi romantici.
Tra di loro c’è lo stilista David Emanuel: porta la sua firma l’abito, fatto di seta d’avorio, taffetà e pizzo antico, disegnato appositamente per Diana Spencer, Principessa del Galles.
Ma prima di Lady D – di fatto, ‘proprietaria’ di uno dei vestiti più famosi della storia esposto per molti anni in giro per il mondo – a lasciare il segno fu, nel 1406, Filippa di Lancaster che fece il suo ingresso nella cattedrale di Lund, in Svezia, con una sobria quanto raffinata tunica.
Per la cronaca, la futura moglie del principe Erik di Danimarca fu la prima principessa nella storia a presentarsi a una cerimonia nuziale reale con un abito da sposa bianco.
Ma non è suo il vestito più celebre tra le famiglie di sangue blu. Fu, infatti, quello indossato nel 1840 dalla Regina Vittoria per le sue nozze con Alberto di Sassonia, che stupì per la semplicità delle forme e del colore. Seta e candido pizzo che la incoronarono anche ‘trend-setter’: la tradizione di indossare un abito bianco (simbolo di purezza e di eleganza) il giorno delle nozze è stata ampiamente attribuita alla giovane reale britannica.
Assodata la tinta – il bianco è il colore più usato dalle spose, con le sue sfumature avorio, crema, latte (che hanno eliminato i colori audaci utilizzati nel Medioevo quando il vestito da sposa era tipicamente rosso, abbinato a velluti, broccati e damaschi) – resta, però, da selezionare il taglio del modello, insomma i decori, le lunghezze e i dettagli che poi faranno la differenza.
Abiti a coda di sirena, impero, corto, persino asimmetrico e ancora, un corpino strutturato o una scollatura a barca? Gli stili del bridal dress sono infiniti. Tra proposte trendy o minimal, l’oggetto del desiderio delle spose deve essere comunque sofisticato.
E così, continuando il giro di valzer tra gli abiti cult della storia del wedding mi cade l’occhio sui vestiti indossati per le loro nozze dalle star di Hollywood fino ai recentissimi matrimoni delle influencer. Tutti passati in rassegna sui quotidiani e celebrati dai magazine del settore.
Direttamente dal passato (e dal Principato di Monaco) si fa ancora apprezzare la creazione della costumista Helen Rose per Grace Kelly: un bustier in pizzo impreziosito da una gonna doppia con fascia alta in vita per uno dei matrimoni più celebri del ‘900.
Anche la sua collega Liz Taylor apparve indimenticabile il giorno del suo primo matrimonio (se ne contano otto con sette uomini): a confezionarlo è sempre la designer di punta della casa cinematografica Metro Goldwyn Mayer. L’abito, in raso di seta tempestato di perle, fu arricchito da uno scollo leggermente a cuore coperto da organza, perline e inserti in pizzo.
Dalle colline di una Los Angeles che non c’è più ai giorni nostri: è da record il matrimonio dell’ereditiera Victoria Swarovski. Per il suo Sì nel 2017 con l’imprenditore Werner Mürz, la giovanissima it girl austriaca indossò un abito decorato da ben 500 mila cristalli del valore di 1 milione di dollari.
Cifra da capogiro per un modello che è diventato presto copiatissimo: Michael Cinco ha disegnato un vestito davvero principesco con una gonna ampia e un corpetto con trasparenze eleganti e maniche sottili.
Sarà un caso, ma torna sempre il mood da fiaba: e allora, impossibile non citare l’abito nuziale di Kate Middleton. Per il Royal Wedding con il suo principe William, la sposa scelse un fiabesco modello disegnato da Sarah Burton per Alexander McQueen. La sua romantica mise in pizzo (con il maestoso strascico) ha fatto presto tendenza tanto da diventare il modello più scelto dalle spose di tutto il mondo.
Lo sarà anche quest’anno? E’ ancora troppo presto per dirlo. Perché anche se la stagione dei fiori d’arancio è alle porte, c’è da chiedersi in che modo l’emergenza ‘Coronavirus’ modificherà le abitudini delle spose. La capitale della moda ad esempio ha annunciato lo slittamento – a fine giugno – delle sfarzose passerelle della Milano Bridal week.
Ma per fortuna ci è consentito sognare. Donne, non abbiate paura di farlo. Non esitate a sfogliare le cronache rosa e consultare sul web le ultime collezioni delle maison.
Tiriamo fuori il desiderio di non rassegnarci alla paura, coltiviamo la bellezza, ascoltiamo quella seduzione che inconsciamente possediamo, proteggiamo e rafforziamo la nostra femminilità.
Un nuovo matrimonio da favola aspetta di essere scritto.